Pesca Africa occidentale: crisi per mangimi acquacoltura UE

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L'industria locale della pesca nell'Africa occidentale sta attraversando una grave crisi. La denuncia è arrivata anche dall'attivista gambiano Mustapha Manneh alla Conferenza per gli Oceani delle Nazioni Unite, svoltasi a Nizza dal nove al 13 giugno.

Al centro del problema c'è la pesca intensiva di specie locali destinate alla produzione di mangime per pesci. Questo materiale viene utilizzato negli allevamenti di acquacoltura in Grecia e Turchia, secondo quanto riporta l'agenzia Fides.

Il meccanismo della pesca intensiva

Il fenomeno presenta caratteristiche simili in tutta la regione africana. Specie locali come sardine e pesce bonga vengono pescate in grosse quantità e lavorate direttamente sul posto per produrre cibo per l'acquacoltura.

Il materiale prodotto viene poi spedito verso Turchia, Grecia e Cina, che rappresentano al momento le destinazioni note. Negli allevamenti di questi Paesi il mangime viene utilizzato per nutrire pesci come orate e spigole.

Conseguenze per i consumatori europei

I pesci allevati con questo sistema raggiungono i negozi dei Paesi destinatari e le tavole dei consumatori. Molti acquirenti sono ignari del fatto che i filetti che cucinano stanno creando problemi sociali ed economici per intere popolazioni del continente africano.

Nel frattempo, centinaia di famiglie africane hanno perso l'unica fonte di guadagno che avevano. La crisi dell'industria ittica locale sta colpendo duramente le comunità costiere dell'Africa occidentale, che dipendevano tradizionalmente dalla pesca per la loro sopravvivenza economica.

Fonte AGI (www.agi.it) Nota: questo articolo è stato rielaborato da UPDAY con l'ausilio dell'intelligenza artificiale.

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